Molti anni fa, parliamo circa del 2000, entrai in contatto con la realtà dell’ARCI per questioni culturali e, più specificatamente, musicali e al suo interno ebbi modo di sviluppare svariati progetti come rassegne chitarristiche, rassegne di musica contemporanea, attività concertistica e divulgativa che ebbero una discreta risonanza sul suolo cittadino oltre a progetti di altra natura quali, ad esempio, la partecipazione alla Biennale Del Mediterraneo con un’opera (Le 7 porte) che venne eseguita sia a Skopje, in Macedonia, che a Torino in seno alla programmazione di MITO Settembre Musica.
Non a caso ho citato quest’ultimo episodio perché fu in quel periodo che feci la conoscenza ed entrai in piacevole contatto con Enzo Lalli. Ci si era incontrati a dei direttivi dove lui partecipava “ad honorem” e per quel poco che è durata la nostra frequentazione (in quanto è mancato nel 2010) ho sempre sposato la sua ideologia ed il suo pensiero sul concetto fondamentale e sulla motivazione altrettanto fondamentale del “fare” musica”, del “fare cultura”, in generale.
Era appunto il 2008 quando al Teatro Astra di Torino, per MITO, vennero eseguite le succitate “Le 7 porte” e Lalli venne a sentire il concerto. Qualche giorno dopo eravamo a casa sua e dopo avermi espresso a lungo le sue emozioni relative al concerto ascoltato all’Astra mi raccontò meglio la storia del Circolo Toscanini e dell’ omonimo Archivio: ne fui affascinato tanto immediatamente quanto profondamente. Ad un certo punto andò a cercare l’audiocassetta contenente l’incisione del “Concerto per la Resistenza” del 1964 e me la diede, con la preghiera di portarla in ARCI e farla riversare su CD per evitare che si deteriorasse.
Iniziammo inoltre a lavorare al progetto di replicare quel concerto, far rivivere quelle partiture ed aggiungere elementi legati alla nostra “contemporaneità” quali esecuzioni di altre partiture conservate nell’Archivio e quindi continuare a dar voce alla storia e proporre opere nuove esplicitamente concepite per l’evento e quindi crearne di nuova, di storia in perfetto “stile Toscanini”.
Ho ancora nel computer una cartella che si chiama “Concerto per la Resistenza” contenente un brano che avevo iniziato a scrivere e che non ho mai avuto modo di terminare; Lalli morì di li a poco e con lui purtroppo svanirono anche molte delle idee che avevamo iniziato a tracciare ma che non trovarono terreno fertile per avere seguito fino al momento in cui, pochi anni fa, mi ha chiamato l’amico Max Borella per propormi di rimettere mano, cuore e testa all’archivio e coadiuvarlo nel cercare di restituirgli la dignità e notorietà che merita.
Da li abbiamo mosso svariati piccoli grandi passi che oggi ci hanno portato fino a qua.
La cassetta, che negli anni venne poi inspiegabilmente persa, fu (con grande sollievo collettivo) ritrovata e l’audio “ripulito” è ora a disposizione dell’ascolto di tutti su Spotify e quello spirito continua con la volontà di continuare a divulgare il più possibile la presenza di questo enorme bagaglio culturale che è l’Archivio Toscanini che rappresenta un capitolo unico e raro della testimonianza culturale e musicale italiana tra gli anni ’50 e ’60 e che potrebbe essere utilissimo ad esecutori, studiosi, docenti e discenti.
Avevo anche un altro legame regalatomi dalla sincronicità che mi legava a questo mondo: mio zio Luciano “Cianin” Rossi. Nella mia famiglia ebbi un nonno partigiano e Luciano come zio, li conobbi entrambi e con entrambi respirai a lungo ciò che poi respirai nuovamente per un purtroppo solo breve momento accanto a Lalli.
Luciano e Enzo erano molto amici, mio zio fu segretario provinciale del FGCI di Torino negli anni ‘50, sindaco di Grugliasco e consigliere comunale negli anni ‘60/’70, insomma, attivista in generale del PCI.
Quindi, dopo tutti questi anni, posso serenamente poter affermare che i fili che mi legano a questo patrimonio culturale della mia città sono molteplici e viaggiano su altrettanti molteplici canali: affettivi, professionali e culturali.
Aggiungo che mi fa altresì molto piacere vedere che l’ARCI ha deciso di dedicare attivamente una percentuale del suo tempo a questo materiale, a questo pezzo di storia. Mi fa percepire le figure di Lalli e di mio zio non come appartenenti solo ad un “côté storico” ma come figure il cui spirito e spinta ideologica permangono e vengono tramandati.
BIO
Giorgio Mirto ha conseguito il Diploma di Chitarra Classica presso il Conservatorio di Musica “L. Campiani” di Mantova e, successivamente, il Diploma Accademico di II° Livello in chitarra presso il Conservatorio di Musica “G.F. Ghedini” di Cuneo.
Ha svolto e svolge un’intensa attività concertistica tra Europa, Russia, Cina, Giappone, Argentina, Stati Uniti, Africa ed ha realizzato svariate incisioni discografiche per Gendai Guitar, Moisycos Edizioni Musicali (Tokyo), Ed. Sinfonica, GuitArt, Brilliant Classics e Acustic Music.
Uno dei suoi ultimi CD pubblicato da Brilliant “Giorgio Mirto, Norwegian memories” (contenente sua musica per chitarra e orchestra d’archi) è stato quotato CD dell’anno dalla prestigiosa rivista American Record Guide.
Come autore è attivo su diversi fronti, dalla musica assoluta alla musica per il teatro e la danza, dalle colonne sonore alle collaborazioni nel mondo del pop.
Eterogeneità che trova le sue radici nei suoi anni di formazione. Studente in Conservatorio da un lato e cofondatore di una rock band (i Perturbazione) tra i banchi del liceo, dall’altro, Mirto ha da sempre avuto e praticato un atteggiamento onnivoro nei confronti della fruizione e della produzione musicale.
E questo eclettismo si è poi riversato nella sua scrittura e gli ha, probabilmente, consentito di interfacciarsi con mondi estetici molto diversi fra loro e collaborare con artisti dai linguaggi più disparati.
Le sue opere sono pubblicate da Les Productions d’OZ, Ut Orpheus ed Edizioni Sinfonica.
Nel mondo del pop spicca la sua collaborazione con i Casino Royale con cui ha avuto l’opportunità di collaborare all’ultimo EP della band (POLARIS) nonchè all’album “Quarantine Scenario”.
Oltre a svolgere masterclass in tutto il mondo, in Italia ha insegnato chitarra presso i Conservatori di Brescia, Bari, Monopoli e Perugia ed attualmente è docente presso il Conservatorio “Mascagni” di Livorno